Angolo ripiegato:  
I FIGLI DELL'INCOMUNICABILITA'
di Daniela Adamo
 

 

 

 

 

Li vedi aggirarsi per le strade, affollate o deserte non fa differenza, nelle auto, sugli autobus, sui treni, dovunque…Parlano apparentemente da soli e li guardi stupito, ponendoti seri dubbi sulla loro integrità mentale! Sono i figli dell’incomunicabilità, di questa Società che sta spazzando sempre più via il gusto di parlare col prossimo.

E’ routine, quando si va al lavoro o si passeggia, vedere i più che parlano al telefonino, magari per dire a casa “Sto arrivando” o per chiedere all’amica “Novità?”. Pochi passi e scorgi un filo che pende dall’orecchio di quel ragazzo seduto lì e anche di quell’altro più avanti… ascoltano musica in cuffia, del tutto estraniati dal contesto. Scendi in piazza, avanzi cinquanta metri, una ragazza cammina fissando il suo cellulare, tastandolo velocemente e per poco non va a sbattere contro chi le è davanti! Manderà un messaggio al suo boy-friend che non sente da dieci minuti… La stessa scena si ripete pochi metri più avanti e ancora nel bar, dove, in attesa di un caffè, una signorina conversa animatamente col suo “family”; ma ecco, nella metropolitana, mentre torni a casa, due, tre, quattro giovani (e non) che parlano del futile con parenti e amici, senza neanche preoccuparsi di usare un tono più adatto al luogo. E poi, qua e là, fermi sul marciapiedi o mentre camminano, individui che parlano, ridono, si accalorano… da soli? No, solo dopo un attento esame, vedi un filo che pende sempre dall’orecchio (!) e intuisci che il cellulare è nella borsa o nel taschino, parlano con l’auricolare…            

Sono questi i risultati, a nostro dire sconcertanti, del proliferare dei telefonini e non solo. No, non siamo contro le nuove tecnologie, siamo contro le esagerazioni. Oggi chi usa più il   cellulare perché gli serve? Al più, una o due persone su cento! Avere il telefonino, mostrarlo, usarlo, è moda… e chi non ce l’ha (ma chi non ce l’ha?) è out. Ciò che colpisce negativamente è l’uso sconsiderato che si fa di esso; non più, appunto, come mezzo utile, ma come mezzo futilmente indispensabile per comunicare, sempre, con gli amici e i parenti, per mandare messaggini, per far vedere all’amico che tu hai il modello più nuovo del suo. Fin quando lo si usa per lavoro o per far sapere notizie importanti, ben venga il cellulare, ma quando poi vediamo persone che lo usano tanto per!…

Non dimentichiamo che l’inserimento del telefonino tra gli strumenti indispensabili, di uso costante, ha provocato un pauroso calo della parola scambiata vis-a-vis, un impoverimento dei rapporti umani. Chi dialoga più, nella metro o nel tram, con chi gli è seduto vicino? Nessuno fa più caso agli altri o a chi gli passa accanto, perso com’è in una musica assordante o impegnato a rintracciare qualcuno al telefonino. La moda del cellulare ha reso più difficile la comunicazione, più complicato il fare amicizia, favorito la solitudine. Guardiamoci intorno… siamo circondati dai figli dell’incomunicabilità, lo siamo anche noi… Dunque non diciamo “abbasso il telefonino”, strumento moderno, simpatico, utile, ma “viva il giusto uso del cellulare”. Cerchiamo di usarlo di meno, con più cervello. Non dimentichiamoci di parlare guardando in faccia il nostro interlocutore…

 

Pubblicato nel mese di Settembre/Ottobre 2000 sul mensile “Proposte di classe”

 

 

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