A
Napoli, dire presepe è come dire San Gregorio Armeno, una antichissima via,
conosciuta da circa quattro secoli, per essere regno incontrastato dei
pastori e famosa per questo in tutto il mondo. Passeggiare per San Gregorio
Armeno, chiamata Augustalis ai tempi dei Romani, è come essere una
componente del presepe. Il clima è da fiaba e ti fa dimenticare che, a poca
distanza, pulsa la Napoli di oggi, con modernissimi articoli, figli della
più moderna tecnologia. A San Gregorio, ovunque volgi il tuo sguardo, vedi
arte; sei circondato da bancarelle che ti mostrano i più svariati pastori,
esposti a migliaia quasi a farti perdere la bussola! Dai classici San
Giuseppe e la Madonna, fino ai figli di Napoli, Totò ed Eduardo. Si può
sceglierli in varie misure, dai cinque millimetri a salire, in terracotta,
in legno, dipinti a mano o rivestiti con stoffe in seta, ma anche in
plastica o in vetroresina.
Ci chiediamo… - in un’epoca nella quale la crisi
economica si taglia a fette - … il presepe tira ancora? La gente, cioè, compra
ancora le statuine o preferisce riservare i propri guadagni su articoli,
magari, di maggior utilità? E’ quanto abbiamo cercato di sapere dagli
artigiani di San Gregorio Armeno. A Marco Ferrigno, ad Antonietta Ferrara, a
Vincenzo Capuano, a Maria Gabriella Cioffi e a Nicola De Francesco abbiamo
chiesto com’è andata la vendita, quest’anno, delle statuine e dei presepi,
quali i personaggi più venduti, a quando risale la tradizione dell’arte
presepiale nella loro famiglia. Tutti gli artisti, tranne Ferrigno che ha
affermato di usare tirare le somme a conclusione del periodo natalizio,
hanno precisato che le vendite sono state quasi nulle, fino a riprendere di
poco prima di Natale. In particolare, hanno lamentato della crisi il marito
di Antonietta Ferrara (“ ’Na tragedia! Negozi vuoti. Tantissima gente ma
nessuno acquista!”) e Vincenzo Capuano (“Grande folla, anche 40-50.000
persone al giorno, ma vendite zero”). I prezzi delle statuine vanno da un
minimo di 1.000 £. fino anche a 600.000 £. per pezzi pregiati. C’è un netto
ritorno ai pastori di terracotta, per la gioia degli artigiani. I personaggi
più venduti? Sempre i classici, la Madonna, San Giuseppe, Gesù Bambino ma
anche Benino e la lavandaia. Ferrigno ha un po’ la prerogativa di creare,
ogni anno, personaggi nuovi, presi a prestito dal mondo dello spettacolo.
“Quest’anno - ha precisato Marco Ferrigno - abbiamo dato vita ai ragazzi del
‘Grande Fratello’, visto il loro grande successo. L’abbiamo fatto, però,
solo per curiosità, perché i personaggi non sono in vendita. Sono solo
esposti per attirare la gente, che poi magari compra qualcos’altro…”. Gli
altri artisti sono contrari a creare nomi che nulla hanno a che vedere con
il presepe, “bisogna rimanere sul tradizionale, non abbassarsi a sciocchezze
solo per farsi pubblicità”, ha concluso Capuano. Dunque, anche se possono
calare le vendite, non diminuisce l’interesse della gente per l’arte
presepiale. Le statuine lavorate a mano dai Maestri di San Gregorio Armeno
attirano non solo i napoletani. La signora Patrizia De Paolis, romana
residente a Fondi, ci ha detto che aveva sempre desiderato visitare San
Gregorio. Quest’anno ci è venuta per la terza volta e ha acquistato
pastorelli e pecorelle di due centimetri, per un presepe in miniatura.
Patrizia tornerà qui ogni anno per rivivere questa atmosfera avvolgente, ben
felice perché adora Napoli! Anche tra i vip, ci sono molti affezionati di
San Gregorio, come ad esempio il popolare Bruno Vespa. Nella strada dei
presepi, si respira anche aria non proprio partenopea, per esempio della
Bolivia, del Cile, infatti “Kasba” di Vincenzo D’Alessandro è specializzato
in artigianato estero e vende presepi non della tradizione napoletana e pare
che abbia il suo seguito di affezionati ed estimatori, in quanto ha detto di
avere sempre un buon successo di vendite. Dunque, si parla non solo
napoletano a San Gregorio Armeno ma principalmente sì. Vera arte partenopea,
risalente, per la maggior parte delle famiglie di artisti, ad un secolo che
fu. I Ferrara iniziarono l’arte presepiale nella metà dell’Ottocento, l’arte
di Capuano ebbe inizio nel 1840 mentre quella di Ferrigno risale al 1836,
quando Nicola, il trisavolo di Marco (attuale titolare, coadiuvato ancora
dal padre Giuseppe) aprì un negozio di presepi. E questa tradizione antica,
se il popolo lo vorrà, continuerà per sempre, perché l’arte presepiale si
tramanda di padre in figlio ed è una delle poche rimaste. A Napoli, Natale
vuol dire presepe e se un giorno il magico scenario di San Gregorio Armeno
dovesse scomparire, perderemmo un prezioso tassello del passato e un bel
flusso di turisti, attirati da un’atmosfera iridescente e pittoresca,
stretti da quella malìa avvolgente che ti fa sentire… in un presepe! Ma San
Gregorio Armeno non morirà mai…
Pubblicato nel mese di Gennaio 2001 sul mensile “Proposte di classe”
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