Angolo ripiegato:  
NIENT'ALTRO CHE LA VERITA'
di Franco Celentano
 

 

 

 

 

Nei primi anni '30 il fascismo, desideroso di far conoscere al mondo la bontà delle proprie ricette, decise di dimostrare alla moltitudine di scettici che circolava per il globo come anche nello sport l'antico sangue romano, rinvigorito da opportune iniezioni d'orbace, fosse destinato a primeggiare.
Affibbiò, pertanto, il soprannome di "Balilla" al grande Meazza e, rendendosi conto che il solo Peppino nazionale non sarebbe bastato, inventò gli oriundi. Fu deciso, in altre parole, che potevano essere considerati italiani a tutti gli effetti i figli, i nipoti ed anche i pronipoti di tutti gli italiani che, spinti dall'indifferenza di una Patria matrigna, avevano dovuto mendicare all'estero quello che non gli era stato concesso dall'avara terra ove erano nati. Unico requisito richiesto: saper assestare calci ad una sfera di cuoio in modo da assicurare ad una terra della quale non conoscevano neppure la lingua le giuste, oneste e meritate glorie calcistiche. Chi volesse prendersi la briga di andare a consultare i giornali sportivi dell'epoca si renderebbe conto di quanto abbiano contribuito gli oriundi, veri o fasulli, alle fortune calcistiche del '34, del '36 e del '38 delle quali ancora oggi meniamo vanto. La caduta del fascismo diede origine a dotte disquisizioni sugli eventuali meriti e sui certi demeriti del defunto regime ma nessuno osò mettere in discussione la legittimità dei successi sportivi conseguiti in quegli anni, anzi i reggitori delle fortune calcistiche del nostro paese, incoraggiati da politici convinti che i successi sportivi fossero la giusta droga da propinare al volgo, utilizzarono con sempre maggior disinvoltura veri, presunti o falsi discendenti d'emigrati veneti, campani o calabresi. Nessun ostacolo fu preso in considerazione né fu ritenuto sconveniente, se non ridicolo, che calciatori che avevano già rivestito la casacca d'altre nazionali si ritrovassero a difendere i colori italiani.
Arrivarono in blocco dalla nazionale argentina gli "angeli dalla faccia sporca", al

 Sivori

secolo Maschio, Angelillo e Sivori, seguiti, o preceduti, da Martino, Montuori, Sani, Grillo, Da Costa, Manfredini, Pesaola, Sormani, Del Vecchio, Clerici, Juan Carlos Tacchi. Fu saccheggiata la nazionale uruguaiana, rea di aver sottratto in una storica partita la coppa Rimet

 Pesaola

ai padroni di casa del Brasile. E così gli ex campioni del mondo uruguaiani Ghiggia e Schiaffino si trovarono tranquillamente in maglia azzurra. Vale la pena ricordare, per fedeltà di cronaca, che con tali eserciti di mercenari, collezionammo epiche disfatte e ci assicurammo l'ilarità ed i velenosi e meritati sfottò del mondo intero. Patente d'italianità e casacca della nazionale furono, in ogni caso, elargite ad un "animale" che aveva già validamente difeso i colori brasiliani in compagnia di Pelè, Garrincha, Vavà ecc. Alludo al "coniglio" Josè Altafini, meglio conosciuto a Napoli come "core 'ngrato" per motivi che i più anziani ricorderanno con rabbia e rammarico. La qualifica d'oriundo, poco gradita dai prescelti per motivi fiscali, fu anche elargita o affibbiata a Lojacono e Da Costa, di

 Altafini

chiarissima origine portoghese. E parliamo degli acquisti in ogni caso validi. A quest'esercito di campioni si aggiunsero, e si sono aggiunti negli anni, fior di sconosciuti che, presentati da strani maneggioni in cerca di gonzi da spennare, come autentici campioni e pagati a peso d'oro hanno finito per calcare solo per pochi minuti, se non mai, il manto erboso di uno stadio. Chi ricorda, infatti, i Moro, i Geronazzo, i Malandrino?
Ma i suddetti oriundi erano "fuori quota" e potevano, in pratica, essere aggiunti ai tre stranieri consentiti alle squadre di serie A.
Per tale motivo un passaporto truccato o fantomatici bisnonni siciliani non si potevano negare a nessuno di coloro che, in Lega, avevano voce in capitolo, vale a dire voti da assicurare. Voti, cioè laute prebende e potere. Tale andazzo è proseguito fino ad oggi con la complicità degli organismi preposti al governo del mondo del calcio che hanno sopportato tutto senza muovere un muscolo pur di non mettere in difficoltà i loro padroni. Faccio esplicito riferimento a Società di calcio oppresse da una valanga di miliardi alle quali tutto è consentito, che sanno di poter far tutto e per le quali le leggi ed i regolamenti sono semplici seccature.
Non parlo, ovviamente, dei poveracci che sono costretti ad un'impari lotta contro gli stipendi da pagare, il giudice sportivo, la classe arbitrale, la violenza di tifosi incivili oltre che inviperiti dai continui soprusi subiti ma dei pochi che spendono per un solo calciatore l'equivalente del bilancio annuo di una normale squadra di serie A. Parlo dei magnati dell'industria che giocano con i calciatori come una volta i ragazzini giocavano con i soldatini di piombo o con le figurine, alludo ai ragazzini viziati che si permettono il lusso di tenere in panchina, principescamente retribuiti, calciatori di livello mondiale che le squadre "povere" non osano neanche guardare. Mi dite quale soddisfazione può dare l'essere tra i primi della classe dopo aver sottratto agli altri studenti i libri di testo? E allora può succedere che alla squadra di Paperon dei Paperoni, che schiera undici stranieri miliardari tenendone in panchina altri quindici che conducono una vita da nababbi, sia concesso un rigore inesistente e sia consentito un comportamento intimidatorio. Può accadere che un calciatore presenti documenti falsificati e che nessuno abbia il coraggio di denunciarlo perché il fatto potrebbe influire sulle quotazioni delle azioni del Club e potrebbe suscitare le indesiderate ire del Creso che lo dirige. Può accadere che solo dopo la presa di posizione di Francia e Spagna, il nostro governo calcistico sia costretto a prendere finalmente atto di cose che durano, con sviluppi diversi, da settanta anni. Può succedere che ne prenda atto nel momento meno opportuno perché i falsi d'oggi, in fin dei conti, aggirano una legge discriminatoria e razzista che opera un'ottusa distinzione tra calciatori "comunitari" ed "extra comunitari". Ridicolo! Uomini di colore, polacchi, bulgari, argentini e giapponesi possono tranquillamente introdursi clandestinamente nel nostro paese, svolgervi attività ai margini della legge se non illegali, lavorare possibilmente in nero senza che nessuno arricci il naso. Ma nel mondo del pallone si opera una sottile differenza tra calciatori nati in un paese della Unione Europea e calciatori nati nel resto del mondo.
Ma vogliamo, almeno una volta, provare ad essere seri ed a fare, finalmente, qualcosa d'onesto? Restituiamo i titoli mondiali del '34 e del '38; dichiariamo illegittimo il titolo olimpico del '36; eliminiamo dall'albo d'oro le società che hanno vinto scudetti e coppe allineando falsi italiani ed oriundi fasulli; erigiamo un monumento ai pochi calciatori autenticamente italiani che hanno dovuto lottare contro il mondo intero per dimostrare di valere qualcosa; impegniamoci a rispettare le piccole società senza le quali il circo domenicale non potrebbe aprire i battenti. In sintesi, sottraiamo il calcio agli affaristi e riconsegniamolo allo sport vero, ai tifosi, ai giovani, al popolo. Forse potremmo ricominciare a trascorrere delle domeniche meno banali! Ed i risultati delle partite potrebbero diventare meno scontati.



Pubblicato nel Maggio 2001 sul mensile "Proposte di classe"

 

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