Alle Olimpiadi di Sidney, l’Italia di pallanuoto non ha avuto la fortuna dalla sua, così è tornata a casa a vuoto di medaglie e gloria.

 Carlo Silipo - Foto di Pierpaolo Capano

Carlo Silipo, però, di questo sport resta sempre un campione, un asso della Nazionale e della squadra napoletana del Posillipo.

“A Sidney, l’Ungheria è stata più forte…- afferma Carlo - A noi ha giocato un po’ di nervosismo, loro sono riusciti a mantenersi più calmi. D’altro canto, i quarti di finale sono così, è una partita secca. Pazienza! Ora c’è il campionato…”.

- Ben diverse le emozioni di pochi mesi fa, dopo l’ennesimo scudetto vinto col Posillipo…
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Beh’, si, sono emozioni uniche, quelle, non le ricordavo così intense. Di questo bisogna ringraziare la squadra, solida, fatta da gente umile.
- Carlo, da quanto tempo il tuo humus è la piscina?
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Praticamente da sempre. Dal 1987 gioco nella serie A della pallanuoto, ma in piscina ci sto da bambino, grazie a mio padre, che mi ha buttato in acqua a tre anni.
- Tecnicamente, chi ti ha insegnato di più?
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Come allenatore, De Crescenzo (l’attuale della nostra squadra). Mi ha completato dal punto di vista umano e sportivo.

 Carlo Silipo - Foto di Pierpaolo Capano

Carlo Silipo è uno dei numeri uno della pallanuoto, ci permettiamo di dire, mondiale; non a caso nel suo palmares annovera quattro scudetti vinti con il Posillipo e uno con la Canottieri e due Coppe dei Campioni vinte con il Posillipo; con la Nazionale Italiana, un oro olimpico nel ’92 e un bronzo olimpico nel ’96, un oro mondiale nel ’94, due Europei vinti nel ’93 e nel ’95 e un bronzo europeo nel ’99.

- Qual è per te l’aspetto più bello e quello più duro della pallanuoto?
- La pallanuoto è molto affascinante, mi è sempre piaciuto combattere in acqua. Fin da piccolo, andavo a vedere le partite della Canottieri e del Posillipo e sognavo di essere anch’io, un giorno, come loro… I sacrifici, però, ci sono: grande sforzo fisico, un allenamento continuo. Se smetti anche solo per tre giorni, vedi la differenza. Devi sempre migliorarti e soprattutto non scoraggiarti mai.
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Quello che hai, economicamente, dalla pallanuoto è equiparato a quanto tu dai a questo sport?
- Penso di si. Sono sempre stato abituato a guardarmi le spalle. Mi reputo fortunato per ciò che ho vinto e per ciò che guadagno. Spero di fare sempre meglio ma so di essere un privilegiato.

- Carlo, il tuo domani dopo la pallanuoto?
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Dopo tanti anni in vasca, spero di rimanere nell’ambito pallanuotistico. Dedico la mia vita a questo sport da quando avevo 16 anni, ora ne ho 28 e mi dispiacerebbe buttar via tanti anni. Non so se farò l’allenatore o il manager. Mi piacerebbe pubblicizzare la pallanuoto in tutto il mondo perché, nelle occasioni importanti, si vede che  è uno sport che piace e interessa. Ha bisogno, però, di essere sempre più conosciuto.

 

Pubblicato nel mese di Dicembre 2000 sul mensile “Proposte di classe”

 

 

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