Di
lui si è detto tutto e il contrario di tutto… è aria fritta, è il nuovo
Baglioni, dà solo fumo negli occhi, ha avuto successo perché è bravo, è il
solito cantante napoletano…
Gigi
D’Alessio
crediamo divida il pubblico in due categorie: quelli che lo amano e quelli
che lo odiano, non è da mezze misure, ma quelli che lo amano sono davvero
tanti se è vero, come è vero, che la sua stella brilla sempre più alta nel
cielo. Forse per la sua faccia pulita, forse per il suo sorriso che
conquista, forse per le storie d’amore in musica che racconta con passione,
oggi Gigi è un big della scena musicale non solo napoletana ma italiana e si
avvia ad esserlo di quella mondiale.
In
un informale e piacevole incontro alla discoteca “Free Time” di Napoli,
Gigi, a cuore aperto, ci ha parlato del suo essere uomo e artista.
- Da
cantante di matrimoni e feste di piazza al “Festival di Sanremo” e “Vota la
Voce”. Quali sono oggi le tue emozioni, rivedendo tutto il tuo passato?
-
Più che emozioni, provo una grande soddisfazione perché è come se avessi
conquistato qualcosa. Sono uscito da quel ghetto che tutti vogliono
circoscrivere. Affermarsi, per uno di Napoli, è sempre più faticoso che per
uno di Bolzano. Oggi io guardo con rispetto al mio passato, a quello che di
buono e sbagliato ho fatto e spero di rimanere sempre così. Sono stato
fortunato perché ho avuto la possibilità di esibirmi su un palco grande come
Sanremo; ho saputo, grazie a “Vota la Voce”, che mi hanno premiato come
“rivelazione dell’anno” ed è veramente una gran bella soddisfazione.
- Tu
canti, suoni e scrivi da professionista, avendo studiato dieci anni al
Conservatorio. A chi sogna il successo, consigli dunque innanzitutto dici
prepararsi professionalmente e non di improvvisarsi cantante?
-
Io
dico che non si deve sognare il successo. Bisogna fare tutto con amore,
anche se si fa il caffè. Se io devo fare il cantante perché poi la gente mi
deve riconoscere per strada… no, questa è solo una mania. Io amo la musica
perché mi ha dato la vita e oggi sto dando la mia vita alla musica.
-
Tre dischi di platino, il tuo album in classifica da nove mesi, il Telegatto
vinto come “rivelazione dell’anno” e ci fermiamo qui…
-
…mettiamo anche 220.000 persone a piazza del Plebiscito, è sempre una piazza
nostra…
-
…certo, giusto. Da fenomeno musicale quale sei diventato, a cosa attribuisci
il tuo enorme successo e l’amore sviscerato che i ragazzi e le ragazze hanno
per te?
-
Mah’! Questa è una domanda che mi fate in tanti, come fosse una
preoccupazione! Dice… come te lo spieghi questo successo…
-
…intendo dire a cosa lo attribuisci maggiormente…
-
Io
sono una persona che scrive quello che siamo all’interno e non quello che
vogliamo sembrare. Racconto le storie di noi ragazzi… pur avendo 33 anni mi
sento un ragazzo e quando devo scrivere una canzone non faccio altro che
fare un’introspezione nella mia anima, sfogliare un album di ricordi.
Difficilmente invento, infatti la maggior parte dei miei pezzi sono
autobiografici. Io penso che la gente abbia voglia di semplicità, oggi tutti
si vuol essere trasgressivi ma l’amore non è una moda, è un sentimento. E io
canto i sentimenti.
- In
una decina d’anni la tua vita professionale è totalmente cambiata e in poco
tempo la tua ascesa alle vette dell’Olimpo musicale è stata rapidissima. A
chi devi dire il più grande “grazie”?
-
A
me! –
Replica scherzosamente convinto Gigi
– E poi voglio dire un grazie a mio padre e a mia madre, che mi hanno fatto
nascere. Io dalla vita ho preso solo porte in faccia e da questo è partita
la mia voglia di riuscire. Se ti svegli la mattina e fai un disco, così per
caso, e ti trovi la sera con un successo notevole, beh’, questo è
pericoloso, perché può dare alla testa. Il successo lo devi veder crescere.
-
Cosa rispondi a quanti dicono che Gigi D’Alessio non ha inventato nulla di
nuovo ma ha scopiazzato un po’ da tutti… Baglioni, Zero, i Pooh, Nek?
-
Senti, io dico che chi dice queste cose è roso dalla rabbia di chi non è
nessuno! E comunque queste cose le dicono i critici… persone – poverette! –
che si svegliano la mattina e devono pensare a chi criticare! Io, invece, mi
sveglio con il sole nell’anima e guardo in faccia le persone. Non ho
costretto nessuno a comprare i miei dischi, fortunatamente l’Italia ha detto
sì, sta dicendo sì l’Europa e speriamo dirà sì il mondo. Nel mio piccolo, ho
aiutato anche un po’ la disoccupazione, infatti io ho uno staff di 120
persone che lavorano con me (non “per me” ma “con me”) e quindi, grazie alla
mia musica, mangiano 120 famiglie; con il mio disco ho adottato 100 bambini…
Io sono una persona tranquilla e beata. La mia musica… chi la vuole comprare
la compra, chi la vuole ascoltare l’ascolta e a chi non piaccio, pazienza!
Mi applicherò di più per conquistare i nemici! Poi, sai, per copiare Baglioni e Ramazzotti ci vuole una grossa capacità musicale e, ispirandomi a
loro, oggi mi trovo al passo coi tempi e sono amico di gente come Baglioni, Venditti, Dalla…
-
Hai iniziato a cantare da giovanissimo e, prima del boom, sei stato uno dei
tanti neomelodici. Oggi assolutamente non vuoi essere considerato uno di
loro. Perché?
-
Perché dipende cosa s’intende per neomelodico…
- …è
un’etichetta che si è voluta dare ai tanti cantanti napoletani di oggi…
-
…e
io non mi sento uno dei tanti cantanti. Ho studiato dieci anni al
Conservatorio, ho scritto 1400 canzoni, belle o brutte, hanno avuto
successo. Io canto l’amore, non la volgarità. Le mie canzoni sono un po’
delle poesie, scritte con la penna bagnata nel cuore. Se per neomelodico
s’intende chi canta la nuova melodia, allora lo siamo tutti, anche Pino
Daniele, Ramazzotti, Nek, ma se s’intende cantante di quarta serie e io
anche dovessi essere etichettato come il principe dei neomelodici, no… mi
sentirei il primo dei fessi e invece voglio essere l’ultimo dei buoni!
- Hai conquistato piazza del Plebiscito, Napoli, l’Italia e ti avvii alla
conquista del mondo. E’ difficile rimanere se stessi, dopo essere stati
avvolti dal successo?
-
Io
di me stimo il ragazzo, non l’artista. L’artista dev’essere gestito
dall’uomo perché se no, il giorno che successo finisce, si deve ammazzare!
Noi siamo stati baciati dalla fortuna, perché Dio ci ha dato l’amore per la
musica, facciamo un lavoro che ci piace e siamo pagati pure, la gente ci
vuol bene e ci acclama. Se pensiamo a chi lavora in fabbrica! L’importante è
seminare bene e rimanere se stessi, perché abbiamo una bella vita.
-
Una canzone non tua, Gigi, che ti sarebbe piaciuto cantare…
-
…la prossima… perché ho delle musiche molto belle già pronte. E’ questione
di gusti, sai… -
afferma D’Alessio
– Non posso dire che “Questo piccolo grande amore” è bella e “Sabato
pomeriggio” no. A me le canzoni piacciono tutte, quelle degli altri e le
mie. E’ solo una questione di affezione.
-
Quali obiettivi hai per il futuro?
-
Continuerò a portare la mia musica in giro per il mondo, per vedere cosa ne
pensano altre culture. Farò un album in spagnolo, dopo il buon esperimento
di “Como suena el corazon” e andrò in Spagna, per sperimentare quel mercato. Continuerò la
mia tournèe, andrò negli Stati Uniti, poi ci sono due film in programma e
stasera sono ben felice di essere ospite al “Free Time”, che è un bel locale
che hanno aperto dei miei amici. Napoli ha bisogno di queste strutture, per
stare al passo con i tempi, per avere tutto quello che ha il Nord. Anche
Milano è a sud di qualcosa, di Stoccarda, ad esempio!
E a
conclusione del nostro incontro, Gigi ci saluta con una frase che strappa un
sorriso a tutti… “Consigli per gli acquisti!”.
Pubblicato nel mese di Dicembre 2000 sul mensile “Proposte di classe”
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