Quando l’arte non è solo una parola. Quando la parola artista non è usata
per riempire la bocca propria e dello pseudo – tale che si ha di fronte.
Viene naturale definire artista Raffaele Paganini (perché lo è!), che
abbiamo incontrato a Napoli e avuto l’onore e grande piacere di
intervistare. Ci siamo trovati davanti un uomo che ci ha non poco stupito
per la sua estrema gentilezza, la sua grande classe, il suo essere persona
fuori dal palcoscenico.
C’è
chi vive a tre metri da terra anche quando non è impegnato sulle scene, c’è
chi fa pesare la sua condizione divistica trattando tutti dall’alto in
basso. C’è chi si comporta da persona normale, pur essendo un grande, come
dovrebbe in fondo essere, perché essere un artista non vuol dire non far
parte di questo mondo! Raffaele Paganini è uno di questi. Sa di essere un
artista (e sarebbe uno stupido a pensare e dire il contrario) ma non si
atteggia a divo. Questo, forse, è il suo più importante pregio…
Non
è da tutti arrivare a essere un’étoile della danza, non è da tutti arrivare
ad avere una propria Compagnia Nazionale di danza. Raffaele è un’étoile e,
da poco, ha realizzato anche il grande sogno di fondare, appunto, la
Compagnia Nazionale “Raffaele Paganini” (con la quale trasmetterà ai giovani
danzatori il suo enorme bagaglio artistico e la sua esperienza). Ma per
conoscere ancora più a fondo la bella persona che è Paganini (impegnato
attualmente nei teatri con il balletto “Coppelia”, prodotto dalla sua
Compagnia di danza, che lo vede protagonista), eccovi la nostra
piacevolissima (sicuramente per la sottoscritta…) chiacchierata.
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Innanzitutto, grazie per l’intervista. E’ sempre una cortesia, non tutti lo
fanno…
-
…è
un piacere.
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Foto
di scena dal musical "Cantando sotto la pioggia" |
–
Senti, sei stato protagonista – tra i tanti portati in scena - del musical
“Cantando sotto la pioggia” per la seconda volta, infatti l’hai già portato
in teatro nel ’96 e nel ’97. Perché la decisione di rifarlo e quali
differenze hai riscontrato tra la prima e la seconda edizione?
-
La
decisione di rifarlo è stata un po’ unanime, tra me e la compagnia che mi
rappresentava, cioè la Compagnia della Rancia. Dopo qualche anno, abbiamo
deciso che probabilmente era il momento di riprendere questo spettacolo
perché aveva avuto a suo tempo un grande grande successo, era andato
veramente bene. Quindi, la decisione di riprendere lo spettacolo è stata
unanime. Differenze sostanziali non ce ne sono state molte, forse solo una,
cioè il fatto che abbiamo aumentato un po’ quello che era lo stile di danza
dell’epoca, il tip tap, però, evidentemente, non essendo uno spettacolo di
danza ma un musical, la danza rispetto ad un balletto era sempre poca.
–
Tu hai iniziato giovanissimo all’Opera di Roma e attualmente ne sei
l’etoile. Hai fatto tantissima televisione, sei stato protagonista delle più
importanti Compagnie di ballo mondiali, fino ad arrivare al musical e a
spettacoli di balletto in teatro. Oggi, cosa ti manca ancora?
- Niente! Ho già fatto molto più di quanto probabilmente mi aspettassi, sì,
perché per un ballerino è insolito arrivare alla recitazione, al canto… ma
io ho avuto delle fortune, fin da bambino, cioè sono nato in una famiglia…
facciamo conto come se fosse una famiglia circense, solo tutti nello
spettacolo…
-
…perché anche i tuoi fratelli ballano…
-
…mio padre era ballerino, mia madre era cantante lirica, i miei fratelli
sono ballerini, zie, zii, cugini… siamo una famiglia di artisti, per cui mi
sono ritrovato, ad una certa età, giocando a non giocare un gioco. Mi sono
ritrovato a saper cantare perché con la mamma ci divertivamo, lei ci
insegnava a muovere il diaframma, a usare la maschera… e a un certo punto
della mia carriera, quando mi è stato proposto di fare il musical, ho detto
“posso farlo”.
– E
dopo essere diventato una star mondiale, oggi per che cosa, se c’è una cosa,
saresti disposto a dire addio al ballo?
-
Per niente.
- E’
sempre l’amore più grande...
-
Il
mio primo amore è la danza ed è un amore incorruttibile!
-
Alla luce della tua attuale posizione professionale, che come abbiamo detto
è di prim’ordine, se dovessi tracciare un bilancio, potresti dire di aver
tolto qualcosa alla tua famiglia a favore della carriera?
-
Sì, molto, moltissimo…
-
…quindi, ne ha risentito…
-
sì… e io… ne risento oggi. Sia io che mia moglie che i miei figli oggi un
pochino ci rendiamo conto, guardandoci un po’ indietro, che molte cose non
le abbiamo sviluppate, a livello familiare. Che sono sciocchezze… ma sono le
cose più importanti, no? Tipo andare in gita un fine settimana… io il fine
settimana ho il doppio spettacolo sabato, e la domenica un altro spettacolo,
quindi… faccio tre spettacoli… Figurati!
-
…Il tempo libero è quasi inesistente…
-
No, non c’è! Perché poi in estate faccio le tournèe estive, vado nelle
piazze e quindi… Quello sì, un po’ mi è mancato.
–
Tua moglie, comunque, è stata sempre d’accordo? Non te l’ha mai rinfacciata,
questa cosa?
-
Assolutamente no, sai perché? Per due motivi. Il primo è che, grazie a Dio,
è una donna molto intelligente e il secondo è che anche lei è una
danzatrice! Lei è ballerina al Teatro dell’Opera di Roma, quindi…
-
…sa benissimo come vanno le cose.
-
Conosce benissimo, tra virgolette, il problema.
–
Ascolta Raffaele, un’altra cosa… Sei stato e sei chiamato spesso a fare il
giudice nelle sfide di “Amici di Maria de Filippi”, quindi conosci molto
bene il programma. E’ una scuola di spettacolo, con insegnanti assai
qualificati, ma è comunque un programma televisivo. Tu, ad un ballerino alle
prime armi che vuole imparare il mestiere, consiglieresti di andarci o
piuttosto gli diresti di scegliere una scuola più seria, cioè non
televisiva?
-
Ah’, più seria in quel senso. No, perché la scuola è molto seria…
-
…sì, sicuramente, però il fatto che sia un programma TV lascia molto poco
tempo agli allievi per apprendere…
-
…è
molto seria. Io ho avuto modo anche di lavorare lì per una settimana di
seguito, non solo come giudice; gli insegnanti sono molto seri, è tutto
molto serio. Quella scuola ha un solo problema, che di solito lo svolgimento
di un artista – sia cantante che ballerino che attore – si svolge nell’arco
di almeno nove anni. Lì, invece, purtroppo, per tempi televisivi, dev’essere
tutto ristretto e si svolge tutto in otto mesi. Cosa succede, che non
consiglio ai ragazzi che vogliono intraprendere questa carriera di andare
lì, ma lì ci devono andare quando già hanno fatto un po’ di scuola, quando
già sono un po’ preparati, per migliorare, per perfezionarsi. Anche se è
solo un anno, però, è comunque una grande vetrina.
-
Oggi, in televisione, è il clou dei reality-show. Ormai ce li propongono in
tutte le salse. Se ti venisse offerto, parteciperesti mai ad uno di essi?
-
Guarda, io credo che, come artista, la mia forza sia stata la curiosità;
sono un artista molto curioso, come del resto tutti gli artisti. Il fattore
che mi ha sempre portato avanti, che mi ha portato dalla danza classica al
contemporaneo al moderno, poi al musical e poi alla televisione e poi… a
tante altre cose, credo sia stata la curiosità. E per curiosità
probabilmente lo farei. Però forse lo sceglierei, ne sceglierei uno. Ma…
perché no? Lo farei. Tanto non lo faccio perché non ho tempo, però… sì, lo
farei.
- Ci
sono esempi recentissimi di TV spazzatura, di gente che – per non fare nomi,
la Lecciso – esibendosi, insulta il ballo e non solo… Cosa ne pensi?
Secondo te, non c’è proprio nulla da fare per riportare l’arte in TV e far
sparire le persone che si fanno strada improvvisando e facendosi solo
vedere?
-
Sai, purtroppo… prima tu parlavi di TV trash, di TV spazzatura. Io adesso
non voglio addebitare il problema alla signora Lecciso, perché credo che il
problema non sia lei, lei penso sia un prodotto di quello che già da prima
preesisteva, quindi lei… la individuerei più come una donna estremamente
scaltra, intelligente, che ha saputo… carpe diem… cogliere il momento e
entrare in quella scia, in quella fascia. Per vedere in televisione dei
programmi, tra virgolette dei prodotti buoni, non lo so quanto dovremo
aspettare. So che dovremo aspettare parecchio!
-
Raffaele, tu appari come una persona molto simpatica e gioviale. Ma quali
altri tratti nasconde il tuo carattere?
- Guarda, io… sai, giudicarmi da solo è complicato, è difficile. Io mi ritengo
in primis una persona molto fortunata, perché… sono stato uno di quelli che
è riuscito a fare un certo tipo di carriera. Io penso solo una cosa, l’anno
- credo fosse il ’78 o il ’77 - quando ho iniziato danza, facendo un calcolo
rapido, in tutta Italia eravamo, ad iniziare questo lavoro, più di 15.000,
all’incirca; e di questi 15.000 io ce l’ho fatta! Quindi mi ritengo un uomo
molto fortunato. Come carattere, sai, il carattere lo si denota e lo si
definisce nella vita privata, che non è il teatro, perché il teatro poi è
una finzione… non scordiamo mai questa cosa, è una splendida finzione, una
bellissima finzione. C’è qualcosa di tuo, sicuramente… Ecco, tu sei appena
arrivata e mi hai detto “Grazie per l’intervista”, ma per me è normalissimo,
perché è il mio lavoro, è il mio mestiere. O quando la gente mi ferma per
strada e mi fa “oh’ signor Paganini, scusi, non la vorrei disturbare…”, io
dico “no, mi disturbi, perché quando lei non mi disturberà più… vorrà dire
che è finita! E allora fino a che lei mi disturberà, signora o signore o
ragazzo o ragazza, io sarò felice! Disturbatemi, vi prego, continuate a
disturbarmi!”
-
Qual è l’esperienza, lo spettacolo, il balletto, il momento della tua
carriera che non dimenticherai mai?
-
E’
stato uno spettacolo che ho fatto con grande, grande, grande amore, si
intitolava “Zorba il greco”. Era uno spettacolo straordinario, cucito per un
altro grande ballerino che si chiamava Vladimir Vassiliev, un grandissimo
davvero. Vassiliev è un mio carissimo amico, abbiamo lavorato spessissimo
insieme. Bene, un giorno mi disse “Raffaele, mi piacerebbe che tu prendessi
questo ruolo” e io accolsi questo ruolo e lo portai praticamente in tutto il
mondo. Ed è stato, praticamente, uno dei miei più grandi successi.
- A
un ballerino alle prime armi, cosa dovrei dire se mi chiedesse cosa deve
fare per diventare Raffaele Paganini?
-
Per diventare Raffaele Paganini… Purtroppo, non essendoci i cloni, non potrà
mai diventare Raffaele Paganini! Però può diventare un altro, perché la
danza, come lo spettacolo in genere, è fatta di mille cose, di mille
opportunità e tu ti devi preparare per raccogliere quelle che ti verranno
offerte. Quindi, il consiglio spassionato che io do lo do ai ragazzi ma lo
do più che altro ai genitori (io sono genitore, ho due ragazzi) ed è questo…
“aiutate i ragazzi che hanno intenzione di intraprendere questa carriera,
perché… A) è una carriera straordinaria; B) li toglie dalla strada e questo
è importante; C) dà loro anche la nobiltà, se vogliamo, di un ambiente un
po’ particolare che nobilita molto l’uomo perché la danza è arte e l’arte
nobilita l’uomo”. Quindi, ripeto, il consiglio che do ai genitori è di
aiutare i ragazzi e ai ragazzi dico di mettercela tutta, perché qualora non
dovesse succedere niente, avranno fatto uno sport, perché la danza non è
altro che uno sport che poi sfocia nell’arte. Avranno fatto uno sport
meraviglioso, che ha fatto bene al fisico e all’arte e all’anima,
sicuramente.
(Febbraio 2006)
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