Documento multiplo: SAN GENNARO, SEI BUGIARDO!
di Daniela Adamo

 

 

 

Inauguriamo questa rubrica puntando la penna su uno scrittore giovane anche se l’età anagrafica porterebbe a dire che ha abbandonato la verde età… Parliamo del napoletano Franco Celentano, che definiamo, sì, giovane, sia perché è arrivato nel panorama editoriale da relativamente poco tempo, sia perché il suo spirito è sicuramente quello di un giovane.

“San Gennaro, sei bugiardo!”. E’ questo il titolo dell’ultima fatica letteraria di Celentano, presentata a novembre al Maschio Angioino di Napoli, in una affollatissima Sala della Loggia.

 Filoso, Sibilio, Celentano, Demarco, Toma

Il romanzo, edito dalla giovane (anch’essa!) casa editrice napoletana Kairòs, è stato presentato da Ernesto Filoso e PieroAntonio Toma, in un incontro moderato da Maurizio Sibilio e aperto da Ely  Demarco, direttrice editoriale della Kairòs Edizioni, che, con l’opera di Celentano, ha inaugurato la collana “Storie di Megaride”.
Dopo le felici esperienze editoriali di “Operazione Sole” e “Napoli e Spaccanapoli”, Celentano ci propone, dunque, “San Gennaro, sei bugiardo”, un romanzo “dalla forte connotazione autobiografica”, come ha tenuto a dire Sibilio “che si svilupperà attraverso una serie di coordinate: il rapporto guerra-adolescenza (riconducibile al Diario di Anna Frank), la descrizione di Napoli (città regno con il suo vicolo, regno del dolore umano) l’adolescenza rubata (con l’invito dell’autore a ritrovare il suo popolo)”.

E’ un libro sicuramente godibile – ha precisato poi Ernesto Filoso – ma che non si inserisce né tra le opere con grosse pretese artistiche né tra quelle di fattura scadente. La sua qualità, infatti, è la sincerità e la capacità di rendere il reale. Emerge la grande capacità dell’autore di ridiventare bambino. Questo libro è un diario vero, uno spaccato di realtà, in quanto Celentano ripercorre la fanciullezza così come la vede oggi. Questo è il suo pregio. E costituisce una testimonianza per chi, domani, vorrà fare delle ricerche affondando il bisturi in questa realtà. E’ un libro gustoso, divertente, commovente – ha concluso Filoso – da salvaguardare come documento”.

Questo titolo è bugiardo – ha affermato invece PieroAntonio Toma - perché il fatto che San Gennaro abbia permesso a Celentano di raccontare la sua storia è un merito. Perché se Celentano avesse vissuto una vita normale, di cosa avremmo parlato? Quindi, grazie a San Gennaro! Il libro è punteggiato da una serie di caratteristiche – ha continuato ancora Toma – quali le fughe di Celentano (che ci riportano all’evasione, caratteristica pregnante del napoletano), l’insofferenza ai soprusi sposata alla capacità di adeguarvisi, la resistenza (quasi un imperativo categorico dei napoletani). Mi colpisce anche – sempre parole di Toma – la condizione in cui le famiglie vivevano. Cercavano di assicurare un futuro ai propri figli ma la famiglia di Celentano non guarda al cosiddetto posto fisso, bensì ad una vita lontana dalla parsimonia. A noi che ce ne importa se è o no un’autobiografia? – ha concluso Toma – E’ un libro godibilissimo, una buona letteratura. Ed è questo che conta”.
Ha chiuso gli interventi l’emozionatissima voce dell’autore, che ha iniziato “dove gli altri finiscono”, come egli stesso ha precisato, cioè ringraziando tutti, la Demarco, Monica Florio, Sibilio, Toma e Filoso.

Franco Celentano

Sono sempre quel ragazzo che nel Natale del ’47 improvvisò quel sermone sulla Chiesa di Santa Maria del Toro! (n.d.a. vedi pag. 200 del libro)ha affermato l’autore – Non ho aggiunto niente alla verità, in questo libro, forse ho solo tolto qualcosa, qualcosa di molto duro. In occasione dello tsunami, psicologi e opinionisti hanno sottolineato il dramma di quei bambini. Nel periodo che va dal ’40 al ’43, degli uomini hanno fatto peggio, trasformando la guerra da guerra di uomini a annientamento di popoli. Noi ragazzi abbiamo pagato un prezzo altissimo ma mai nessuno l’ha ricordato – ha continuato ancora Celentano, davanti a diversi volti con gli occhi lucidi – Noi siamo debitori di un’infanzia e non l’abbiamo dimenticato. Siamo in credito. Fino a oggi, non ho sentito una parola di comprensione per quella generazione”.
Riguardo al perché del titolo, Celentano ha recitato una sua poesia che chiarisce meglio di ogni cosa. Ed è con essa che ha salutato tutti, mentre tutti gli rivolgevano un caldo applauso.

La poesia recita così:

Né Gennà

 

Caro Gennaro, scusa 'a cunferènza,

pe Napule 'a può fà 'na preferenza,

tant'anne 'e devuzione e fedeltà

'nce danno stu deritto, nè Gennà!

 

Stu popolo scugnizzo e pensatore,

primma t'ha fatto pate e prutettore,

po' s'è pigliato 'o dito nziem''a mano

dannete 'o core 'e nu napulitano.

 

Chi te dimanna 'a grazia pe nu figlio,

chi vene dint''o Duomo, pe cunsiglio,

chi cerca 'e te fà fesso e, aret''e spalle,

te chiamme delinquente e "faccia gialla".

 

E allora, faccia gialla, nun fà 'o fesso,

nun dicere ca 'o munno è sempe 'o stesso,

 

fallo capì ca tu staje 'ntussecato,

pe’ mezzo ca stu popolo è cagnato!

 

Tu sciuoglie 'o sanghe, comme fosse niente,

miette 'a speranza dint''o core 'a gente,

e chi nun vo' capì ca stà sbaglianno

dice che pure tu te staje adeguanno.

 

Ma mo' fà l'ommo, miettete 'o cazone,

chiava mazzate, fà 'a rivoluzione,

nunn'essere fifone e indifferente,

aiuta 'e buone e caccia 'e malamente!

 

'O sanghe nunn'o sciogliere, Gennà,

lassala senza pate, 'sta città.

Comme fernesce ancora nunn''o saccio

ma, perlomeno, tu t'a salve... 'a faccia.

In definitiva, “un’invocazione a San Gennaro – come ha voluto sottolineare anche Maurizio Sibilio – perché la città non riesce ad uscire dai conflitti in cui si trova”.
Dunque, un romanzo, quello di Celentano, che affonda la penna nel reale, nella vita vera, nella sua vita, disegnando il fanciullo che fu con l’occhio dell’esperienza e della maturità. Un libro che sicuramente porterà a ricordare chi quei dolorosi anni li ha vissuti, a conoscere e a riflettere chi quegli anni li ha vissuti solo per bocca altrui. E sicuramente porterà tutti a bagnarsi d’emozione, perché la penna di Celentano – sicura, fluida, verace, di stile antico mai tramontato – conosce spesso – come nel caso di “San Gennaro, sei Bugiardo!” - periodi amari e dolorosi, che non possono scorrere lisci sulla pelle.
Un romanzo che è sì la fedele autobiografia della giovinezza di Celentano, traviata dalla guerra, ma che – per gli episodi tragici che hanno segnato la fanciullezza di tanti ragazzini del ’40 – ’43 – finisce per essere anche un sicuro elemento di formazione, un documento da consultare, come già precisato da Filoso.
Napoli, San Gennaro, la guerra, le fughe, i soprusi, la sopportazione, la famiglia, la speranza, i sentimenti, la fanciullezza rubata dalla guerra, la sincerità… ci sono tante realtà, tanti aspetti, nel romanzo di Celentano, che, per questo, non potrà non essere letto e apprezzato da tutti.

 

"San Gennaro, sei bugiardo!"

Franco Celentano - Kairòs Edizioni

(Febbraio 2006)

 

 

   Mappa del sito                              Web master                   Copyright © 2003-2015 Daniela Adamo

E' vietato - e quindi punibile sulla base delle norme civili e penali in materia di diritto d'autore
(Legge 22 aprile 1941 n. 633) – pubblicare e/o riprodurre, senza autorizzazione dei responsabili,
il materiale (testi, foto, immagini layout e codice) contenuto in questo sito